In ambito odontoiatrico, la corretta compilazione e gestione della cartella parodontale è fondamentale e dovrà avere una struttura ben precisa, che si può codificare in tre sezioni.
Innanzitutto, essendo la malattia del parodonto una patologia multifattoriale, non si dovrà sottovalutare alcuna informazione sull’età, la scolarità e la posizione lavorativa del paziente. Importantissimo il dato delle abitudini viziate, in primis il fumo.
Seguirà, ovviamente, un’attenta indagine dell’anamnesi patologica prossima e remota, di modo da valutare le comorbidità – un esempio classico è rappresentato dal diabete mellito – che potrebbero da una parte peggiorare la prognosi e, dall’altra, condizionare negativamente il trattamento.
È mandatorio indagare anche l’anamnesi farmacologica.
In seguito, la valutazione si farà più specifica e verrà condotta una serie di domande di ambito prettamente parodontale: innanzitutto, se il paziente si presenta per questo tipo di valutazione spontaneamente oppure è stato indirizzato dal medico curante o da un collega odontoiatra. Dato poi che la parodontopatia presenta una tendenza alla familiarità, indagare se i genitori o i nonni hanno perso denti in giovane età.
È bene chiedere anche al paziente che tipo di spazzolino usa e con quale tecnica e verificare se riferisce disturbi quali sanguinamento o dolore a carico delle gengive, sensibilità dentinale o alitosi.
Questo genere di domande permette di capire meglio il grado di consapevolezza del paziente e, di conseguenza, quanto questi sia effettivamente disponibile a intraprendere un percorso diagnostico e terapeutico complesso.